Chiesa della Redenzione dei Captivi

Chiesa della Redenzione dei Captivi (Santa Maria della Mercede e a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori)

 Indirizzo: via San Sebastiano, 1

Metro: linea 1, stazione Museo-stazione Dante-stazione Toledo-stazione Università

Orari di apertura al pubblico: info al numero: 081444971

A pochi passi dal Conservatorio di San Pietro a Majella, in via San Sebastiano, nel cuore del Decumano Maggiore, sorge una chiesa dal caratteristico nome: Santa Maria della Redenzione dei Captivi, poi intitolata a Santa Maria della Mercede e a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. La denominazione si deve all’istituzione, nel 1548, di un’associazione caritativa che aveva il fine di riscattare i cristiani fatti prigionieri, i captivi per l’appunto, nelle battaglie contro i musulmani. Era, infatti, usanza offrire denaro per liberare gli sventurati catturati, o da parte di parenti benestanti o, se di famiglia povera, grazie all’aiuto di istituzioni caritatevoli. E, tra queste ultime, la più impegnata in tal senso fu la Confraternita della Redenzione dei Captivi. A conferma dell’importante funzione svolta, la Confraternita ebbe il riconoscimento ufficiale dal viceré di Spagna, don Pedro de Toledo, e da papa Giulio III.

La chiesa fu in seguito dedicata al Dottore della Chiesa Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, del quale si conservano qui le reliquie, perché proprio in questo luogo volle deporre ai piedi della Vergine, di cui era fervente devoto, la sua spada da cavaliere facendo voto di dedicare la sua vita al sacerdozio.

Nel corso del tempo il luogo di culto subì diversi rifacimenti, tra cui il più importante fu quello del 1706 per mano dell’architetto Ferdinando Sanfelice, il quale si occupò di riprogettare del tutto la facciata. Seguirono altri rimaneggiamenti dapprima nel 1715 e poi nel 1836.

A navata unica, con volta in stucco e cupola semisferica, la chiesa conserva al suo interno affreschi di gran pregio, opera dei più importanti artisti presenti a Napoli tra il Cinquecento e il Settecento. Tra questi, le tele di allievi di Luca Giordano, Giuseppe Simonelli e Nicola Malinconico e la grande tela posta sull’altare maggiore, Il Riscatto degli Schiavi, opera del 1672 di Giacomo Farelli.

Sugli altari laterali si possono invece ammirare i dipinti raffiguranti Sant’Anna, Santi Celestino V e Antonio di Padova, opere di Giuseppe Simonelli; mentre il San Francesco d’Assisi, San Nicola di Bari, San Carlo Borromeo, San Francesco di Paola portano la firma di Nicola Malinconico.

Sulla controfacciata, invece, si ammirano due meravigliose tele di scuola fiamminga attribuite a Hendrickz Dick, italianizzato Teodoro d’Errico, raffiguranti L’angelo annunziante, sulla destra, e la Madonna Annunziata, sul lato sinistro, recentemente restaurate e riportate all’antico splendore.

Notevole è anche l’altare maggiore, disegnato da Ferdinando Sanfelice, e impreziosito con due putti laterali opera di Domenico Antonio Vaccaro.

In una cappella, con un altare decorato con stucchi dorati, è un bellissimo organo settecentesco.

Da menzionare, inoltre, i magnifici paramenti sacri.